Vorrei fare qualche
considerazione in più sulla vicenda di Leonardo, il bambino allontanato dalla
mamma con cui viveva e portato via dalla polizia.
Appena il fatto accade
tutti i giornali e le televisioni sono pieni di immagini, di recriminazioni, di
pareri indignati. Tutti hanno una loro ricetta, difficilmente viene visto il
complesso quadro di relazioni, persone, comportamenti, leggi, che sta dietro a
questo ultimo atto. L’emozione suscitata
dalla scena messa in prima pagina offusca tutto, anche la capacità di pensare. Poi tutto svanisce e nessuno si chiede più
niente fino alla prossima vicenda simile o similare che suscita analoghe
emozioni.
Non si può tollerare il
dolore, ancora meno se ci pare che coinvolga bambini e sembra che la soluzione
ideale sia quella di pensare che i bambini non soffrono mai e per questo è
sufficiente che stiano con i loro genitori naturali: staranno bene senz’altro. Alla notizia che un
bambino viene allontanato dalla sua famiglia, dalla madre, o dal padre, tutti
insorgono, si ribellano, tornano a galla inconsapevoli antichi bisogni e
nessuno si chiede: ma quella mamma, quel papà, quella famiglia sono in grado di
far bene il loro compito? Sono sufficientemente capaci di aiutare il o i loro
figli a crescere sani?
Perché ormai si sa, anche
se è una acquisizione abbastanza recente (una trentina d’anni o poco più), che
le persone crescono sane grazie anche alla capacità dei genitori. Certo è ancora molto
difficile pensarlo, e ogni volta che si parla di un bambino e di una famiglia,
senza accorgercene, ognuno di noi pensa alla propria famiglia, ai propri
genitori, ai propri fratelli. Sì, certo si litigava, molte volte abbiamo forse
pensato “fortunata la mia amica Maria che ha una mamma così dolce; beato il mio
amico Luigi che ha un papà che gli fa fare quello che vuole, ecc.” ma poi se o
quando abbiamo pensato di doverli lasciare lo strappo sembrava intollerabile.
Purtroppo non per tutti
le cose stanno così.
In tanti anni di lavoro
con le famiglie si è scoperto che il mondo degli affetti è davvero
ingarbugliato: ci si vuole bene ma questo non basta per andare d’accordo; si
mettono al mondo dei figli ma questo non basta a permetterci di saper fare i
genitori, si crea una famiglia ma questo non basta a farla funzionare in modo
che chi ne fa parte stia bene. Ci sono genitori che per
tante ragioni non hanno potuto essere figli e come possono avere imparato com’è
un genitore? Ci sono adulti ancora pieni di necessità e bisogni, come possono
occuparsi dei bisogni di qualcun altro, pure se loro figlio?
Ma i piccoli non possono
aspettare, così, anche se difficile bisogna che qualcuno si carichi questo
dolore: quello di un bambino che sta male perché non riceve quello che gli
serve e quello di un genitore che sta male perché sente che non riesce a dare
al figlio quello che dovrebbe. Bisogna che qualcuno pensi a loro, capisca cosa
succede, pensi a una soluzione, abbia la
forza di metterla in pratica.
Ma chi è questo qualcuno?
Questo genitore supplente che può farsi carico di tutto ciò?
Per la mia esperienza è
un peso equamente diviso fra Giudici del Tribunale per i Minori e Psicologi e
Assistenti Sociali dei Servizi, un compito duro e difficile che richiede una
grande preparazione, molto supporto e condizioni di lavoro che la politica non
offre mai.
Così accade che ci siano
i Leonardi portati via dalla polizia e che i cittadini di domani invece di
crescere sani vadano a ingrossare le file della fascia più disgraziata della
società: delinquenti, malati mentali, drogati.
Molto si potrebbe fare ma chi
dovrebbe creare le condizioni per farlo non se ne occupa.
Milano 24 ottobre 2012 Donatella Fiocchi
Nessun commento:
Posta un commento