mercoledì 3 ottobre 2012

Ancora non dorme? Cosa posso fare?




"Conforto controllato - Addestrarli al sonno si può": questo il titolo dell'articolo apparso sul Corriere della sera sabato 22 settembre a proposito dei risultati di uno studio pubblicato su "una delle riviste scientifiche più prestigiose a livello internazionale dedicate alla pediatria" e avente come oggetto il comportamento dei genitori di un piccolo al momento del sonno. Ci si sente intimiditi anche solo di fronte al nome di un periodico di tanto prestigio e fama e quindi un genitore, soprattutto se alle prime armi, sarà incline a seguirne le indicazioni alla lettera.
Si può farlo piangere (il bambino) senza ripercussioni sulla personalità futura del bimbo e senza provocargli irreparabili danni psicologici” … ma attenzione: purché in modo soft! “ Lacrime … ma per periodi brevi “ sintetizza la giornalista e spiega come lo sleep training comprenda due metodi definiti sicuri: il controlled comforting e il camping out.
Nell’articolo viene rispolverato dall’oblio persino il vecchio metodo del dottor Spock; quindi è citato il parere di un importante primario neonatologo milanese che suggerisce altre regole.
Per maggiori dettagli sui vari metodi rimando alla lettura diretta del testo; qui mi limito a segnalare che, inframmezzati alle varie indicazioni, fanno capolino i pareri di varie mamme, grazie ai quali alla certezza delle regole finisce per contrapporsi la realtà quotidiana e la molteplicità delle situazioni, delle considerazioni e dei punti di vista.
Quale è la situazione migliore?” si chiede la giornalista. E questa sembra essere la stessa domanda che tutti i genitori di bambini piccoli si fanno di fronte a un problema che li mette, anche se in modo diverso, molto spesso in difficoltà. Quale è la condotta giusta che permetterà di non sbagliare e ottenere il risultato voluto ? Forse è il caso di rinunciare a regole universali, ed accettare la complessità della vita reale …
Dietro a tanti studi e dibattiti emerge tutta l’ansia e la responsabilità che sente un genitore nell’allevare un figlio, la paura di fargli del male, di rovinarlo per sempre; ma anche il bisogno di non essere travolto da questa paura: “ piuttosto gli pagherò lo psichiatra da grande, ma io devo vivere... “ si lascia sfuggire una mamma. E, come sempre, di fronte alla paura (la nostra) e al dolore (del figlio) ci si aggrappa, senza accorgercene, all’idea che esistano delle regole, un modo per non sbagliare; un metodo che impedisca di soffrire e permetta di essere soltanto e sempre felici.
Sfortunatamente non è così, ed a noi tocca sostenere il peso dell’incertezza che quello che facciamo “vada bene” per questo piccolo sconosciuto. Purtroppo dobbiamo ammettere di non essere in grado di dare solo benessere: tutto quanto è utile e importante fare è accettare che, nonostante i nostri sforzi, nostro figlio incontri le sue difficoltà e, anche se col nostro aiuto, provi a superarle.
Come se fosse facile ! Ma questa è un’altra storia e ne parleremo.

Milano 3 ottobre 2012                                 Donatella Fiocchi

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